Jacek Oniszczuk, “Se il chicco di grano caduto in terra non muore…” (Gv 11-12), RBSem 15, Peeters, Lueven 2018 (241 p.)
Il titolo di questo studio, dedicato ai due capitoli centrali del quarto vangelo, riporta un frammento della citazione di Gv 12,24: «“Se il chicco di grano caduto in terra non muore …” (Gv 11–12)». La citazione è ben conosciuta e il lettore, familiarizzato con i vangeli, certamente sa completarla: «Amen, amen vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane da solo; se invece muore produce molto frutto» (Gv 12,24). Il testo giovanneo è seguito poi da un altro detto simile: «Chi ama la propria vita la perde e chi odia la propria vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna» (Gv 12,25).
Le due massime […] facilmente offrono un prezioso nutrimento alla meditazione non solo sul mistero della morte salvifica di Gesù, ma anche sul mistero di ogni vita e morte umana (p. 7).
I due cap. 11–12 […] acquistano una notevole rilevanza nella composizione globale del vangelo. Infatti, sembra ragionevole ipotizzare che i due capitoli costituiscano la sezione centrale del vangelo di Giovanni (p. 15).
Umanamente sembra del tutto ragionevole pensare che il dolore provocato dalla morte di suo fratello [Lazzaro] abbia tanto gravato su Marta da farle fissare gli occhi sulla tomba. Avere fede in Dio non significa infatti non vedere e non sentire pesantemente le conseguenze della morte. […] L’atteggiamento di Gesù, nel suo «alzare gli occhi in alto», diventa un modello per chi rimane tuttora immerso nella sofferenza. Mostra che è necessario cercare di «levare la pietra» del proprio dolore (p. 80).