R. Meynet, Ruth, RBSem 36, Peeters, Leuven 2022 (175 p.)
Con i suoi quattro capitoli, il libro di Rut è uno dei più brevi della Bibbia. È anche uno dei più amati e commentati. Racconta la storia di come una straniera divenne la bisnonna del re Davide. La storia fu molto probabilmente scritta in reazione alla politica di pulizia etnica di Esdra e Neemia, che, al ritorno dall’esilio, richiesero che gli ebrei mandassero via le loro mogli straniere. Dopo 2500 anni, questo libro è quindi molto attuale.
La composizione di questa scrittura non è speculare (ABB’A’), come sostiene la maggior parte dei commentatori. È una composizione concentrica, come molti altri testi biblici e semitici. Il punto focale della costruzione è il momento in cui Noemi, la suocera di Rut, viene a sapere che l’uomo che ha accolto così gentilmente Rut per spigolare nel suo campo si chiama Booz: è un parente stretto, uno di quelli che hanno il diritto e il dovere di “riscattarli”. La storia si sposta poi su una soluzione che metterà fine alla vedovanza di Rut e porterà alla nascita di un figlio, Obed, il nonno di Davide.
Uno medesimo atteggiamento è comune a ciascuno dei quattro personaggi principali della storia: discrezione, riservatezza che attende che l’altro esprima il suo desiderio prima di rispondere e impegnarsi. Rispetto per gli altri, per la loro libertà e dignità. Tale è la condotta di Noemi, di Rut sua nuora, anche di Booz, che finisce per sposare Rut, accettando il suo desiderio di dare un figlio ed erede al suo defunto marito. Tale è anche la condotta del Dio d’Israele, che non si impone, lasciando tutto il suo posto agli uomini, pur rimanendo pronto a intervenire quando è necessario e quando essi hanno espresso il loro desiderio.