R. Meynet, L’Un et l’autre Livre d’Esther, RBSem 39, Peeters, Leuven 2022 (601 p.)
L’ultimo dei “Cinque Rotoli” – Cantico dei Cantici, Ruth, Lamentazioni, Qohelet, Ester – viene letto in sinagoga durante la festa di Purim, il carnevale ebraico. Un libro burlesco, un racconto orientale inverosimile che narra la leggenda di un genocidio pianificato ma evitato. Letta dopo la Shoah, la leggenda acquista un peso di realtà che fa passare dal riso allo sbalordimento e alle lacrime. Un libro con due facce.
In sinagoga, viene letto in ebraico, nel suo testo originale. Provocazione: nella sinagoga si legge un libro in cui il nome di Dio non viene pronunciato nemmeno una volta, un libro profano, insomma! Per questo gli ebrei, poco dopo la stesura del libro in ebraico, lo tradussero in greco per i loro fratelli ellenizzati in Egitto, ma con lunghe aggiunte che rivelano la presenza del Dio di Israele, che ascolta la preghiera e interviene per salvare il suo popolo.
Queste aggiunte greche vestono il testo ebraico come un abito che si adatta a un corpo di cui esalta la forma e la bellezza, come un travestimento che ne rivela la natura nascosta. Il miracolo è che queste aggiunte si innestano nei punti strategici del tronco ebraico e, lungi dal deteriorarlo, ne confermano la consistenza e ne sottolineano l’armonia. Questo nuovo libro, che si limita a tradurre (nel senso più nobile del termine) il primo, è quello che è stato adottato nel canone dei cristiani, ortodossi e cattolici.
Il presente commento a quello che è in ogni caso un piccolo libro è voluminoso; questo perché analizza, interpreta e confronta le due forme dello stesso libro, prima il testo originale ebraico, poi la versione greca della Settanta.