R. Meynet, Le Psautier. Deuxième livre (Ps 42/43-72), RBSem 20, Peeters, Leuven 2019 (420 p.)
Come il primo, il terzo e il quinto libro del Salterio, il secondo libro del Salterio forma una composizione molto elaborata. In effetti, non è solo ognuno dei suoi trenta salmi ad essere ben composto, ma anche ciascuna delle “sequenze” che articolano due o tre salmi, e infine le cinque “sezioni” organizzate secondo un’architettura concentrica intorno ai cinque salmi “a mezza voce” (Sal 56-60).
Due movimenti complementari animano tutto il libro. Da un lato, il male e la violenza sono ovunque, così come i nemici. Prima di tutto, sono quelli di fuori, i popoli pagani che calpestano Israele; ma il salmista scopre poi che quelli di dentro non sono meno violenti, anche colui nel quale aveva riposto la sua fiducia. Il peccato, radicato fin dall’inizio, segna tutti gli uomini. La sua forma più perniciosa è “la menzogna”, che, come il leone e la vipera, si nasconde per colpire meglio. Non è un caso che “il serpente” sia evocato nel mezzo della sezione centrale, ricordando il veleno mortale del serpente delle origini inoculato a tutta l’umanità.
D’altra parte, la salvezza è destinata a tutti coloro che confidano in Dio, nella sua fedeltà e nella sua verità. E l’azione di grazia risuona in tutto, fino alla fine. Essa risuona non solo sulla bocca dei figli d’Israele salvati dal loro Dio, ma anche sulle labbra di tutti gli altri popoli; portando doni al Tempio, essi alzeranno le mani in preghiera all’unico Dio, Re di tutta la terra. Coloro che, all’inizio del libro, erano presentati come i nemici e gli oppressori del popolo eletto, alla fine si uniranno a Israele nella stessa benedizione, quella promessa ad Abramo: “Per la tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni della terra” (Gen 22,18).