R. Meynet, Le Cantique des cantiques, RBSem 25, Peeters, Leuven 2020 (237 p.)
Il Cantico non è una raccolta di cinquanta piccole canzoni d’amore. È una composizione abilmente strutturata, anche se non si scopre facilmente. Il libro viene qui analizzato a tutti i livelli della sua organizzazione, secondo le procedure dell’analisi retorica biblica, ormai ben stabilite e riconosciute. Questa composizione combina la più grande semplicità con la più alta elaborazione.
Tuttavia, se la conoscenza della sua composizione è indispensabile per una migliore comprensione di un tale testo, non è sufficiente. È anche necessario cogliere le relazioni tipologiche che intreccia con altri libri della Bibbia. Prima di tutto, rappresenta una rilettura della storia originale, essendo gli amanti del Cantico l’antitipo della prima coppia; essi stabiliscono un dialogo che Adamo ed Eva non erano stati in grado di instaurare. Il Cantico è anche strettamente legato ai testi dei profeti dell’esilio che presentano la relazione tra Dio e il suo popolo come un’alleanza matrimoniale. Lo stesso filo continua nel Nuovo Testamento, dove Cristo si lega con amore alla Chiesa, fino alle nozze dell’Agnello e alla Gerusalemme celeste, con cui si conclude la Bibbia cristiana nell’Apocalisse.
Così, l’opposizione classica tra letture naturalistiche o erotiche e spiritualistiche o allegoriche viene superata. L’interpretazione che vede nel Cantico allo stesso tempo, e inseparabilmente, un canto d’amore tra uomo e donna e tra Dio e il suo popolo, non è il risultato di una lettura seconda, indebitamente aggiunta dalle generazioni successive a quella dell’autore. Si fa riconoscere nel testo stesso. Il significato spirituale è parte integrante del significato letterale. L’amore tra l’uomo e la donna è della stessa natura dell’amore tra Dio e l’uomo.