Roland Meynet, Il vangelo di Marco, seconda edizione, RBSem 14, Peeters, Lueven 2018 (597 p.)
Diversi autori si erano concentrati sulla composizione del secondo vangelo: soprattutto Jean Radermakers, Benoît Standaert e Bastiaan van Iersel. Il loro lavoro pionieristico meritava di essere ripreso, con una metodologia più rigorosa, ormai ben rodata: l’analisi retorica semitica.
La composizione di Marco si rivela di una meravigliosa regolarità, nel dettaglio come nell’architettura globale. Due grandi sezioni comprendono sette sequenze focalizzate su un grande discorso di Gesù: il discorso dell’inizio al capitolo 4 e il discorso del compimento al capitolo 13. Tra queste due sezioni, una terza sezione, ambientata fuori delle frontiere di Israele, è composta intorno al discorso di Gesù sul discepolo. Al centro di questo discorso centrale — e dunque al centro di tutto il vangelo — risuona la duplice domanda: «A cosa servirebbe a un uomo guadagnare il mondo intero e rovinare la sua vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della sua vita?» (8,36-37).
In modo sorprendente, dunque, il vangelo di Marco è focalizzato direttamente non su Gesù, ma sul suo discepolo. È ciò che ha ben intuito l’autore della finale lunga che chiude il libro: Gesù lascia totalmente il posto ai suoi discepoli per la proclamazione del Vangelo di Dio.